Sociologia della voce e prodotti culturali

Vi siete mai soffermati a riflettere sulla tonalità di voce, sulle caratteristiche vocali (altezza, timbro, intensità) con le quali parlino i personaggi dei romanzi, dei film, dei drammi o delle serie televisive?

Vi capita di pensare quali conseguenze generino sulla vostra percezione?

Vi chiedete che tipo di rapporti sociali lascino intravedere?

Queste domande permettono di comprendere quali sono i messaggi “nascosti”, inviati in modo cosciente o più sovente inconsapevole dagli autori circa aspetti fondamentali della realtà. Per esempio riguardo al rapporto fra i sessi, fra le generazioni (genitori-figli), fra le classi, fra cittadini e istituzioni.

La voce è un termometro, un barometro, un igrometro delle temperature individuali e colettive. Traccia sonora vitale con cui l’essere umano segnala la propria presenza ed esistenza, mezzo di comunicazione con cui l’individuo interagisce, si relaziona con “l’altro”.

Nella sua sostanza acustica ed espressiva è tratto primario dell’identità: rivela età, sesso, origine geografica, stati d’animo. È parte dell’habitus sociale, indica l’appartenenza a un gruppo, a una classe, a una cultura.

Timbro, altezza, intensità colpiscono i sensi e l’intelletto dell’ascoltatore (o del lettore che ricrea nella sua mente i suoni suggeriti dallo scrittore): la voce costituisce uno strumento di persuasione in relazione alle abilità, alla competenza, al contenuto del messaggio.

Il senso del discorso è dato solo in piccola percentuale dagli elementi verbali veri e propri, per la maggior parte esso deriva dall’intonazione della voce e dal linguaggio del corpo. D’altra parte l’importanza della gestione vocale già evidenziata dall’azione retorica (Actio) nei trattati di epoca classica risiede nella capacità di suscitare o spegnere emozioni e attenzione; esercitare o annullare il potere persuasivo di un discorso, sia in un’audience vasta, sia in un solo interlocutore/ascoltatore. Scrive Cicerone:

“Ogni ascoltatore è influenzato non soltanto dalla collocazione delle parole, ma anche dal ritomo e dai suoni con i quali sono pronunciate” (Dell’Oratore, saggio introduttivo di E. Narducci, Rizzoli, Milano, 2009).

Per quanto possa essere “controllabile”, controllata, educata rispetto ad altri segnali corporei, la voce è tuttavia difficile da dominare nei casi di forte alterazioni dell’animo. In funzione delle situazioni e dei contesti si prospetta strumento di contatto, scambio, controllo, potere: di classe e fra singoli individui, nei rapporti privati e in quelli pubblici.

Tutto questo avviene nella realtà quotidiana e in quella fittizia creata e proposta al pubblico nei prodotti culturali: siano essi romanzi, testi teatrali, film, serie televisive, partiture di opere liriche, pur con problematiche specifiche legate all’essenza del medium coinvolto. Anzi in questi casi la voce acquista un valore ancora più forte e simbolico, poiché frutto di una “selezione” dei tratti effettuata dagli autori. Specie se questi ultimi sono  riconosciuti a livello internazionale come “classici”, o quantomeno prestigiosi sul piano artistico. Oppure se, al contrario, si tratta di prodotti di intrattenimento, capaci di incontrare i gusti del pubblico e ottenere molto successo commerciale, grazie ai meccanismi del consumo di massa.

I tratti vocali e gestuali con cui si esprimono i personaggi possono essere considerati quali testimonianze documentarie di un contesto storico-geografico-culturale. Sono un insieme di prescrizioni e descrizioni fissate sulla pagina o in un video, in una partitura o in un testo teatrale, imprescindibili dal suono, immaginate nella  mente (nel caso di testi scritti), o percepite in modo tridimensionale durante la rappresentazione teatrale, la visione dello schermo.

Rivelano fra le righe in modo esplicito e molto più sovente implicito la visione del mondo degli autori, indipendentemente dalle loro affermazioni “coscienti” e ufficiali, in particolare per quanto riguarda i rapporti di genere, di autorità, di potere all’interno della famiglia (per esempio attarverso i tratti vocali assegnati ai dialoghi fra coniugi, fra genitori e figli) e nella vita pubblica, nei rapporti fra cittadini e istituzioni (come nei dialoghi fra sottoposti e datori di lavoro, o fra sudditi e sovrani).

voce-suono nelle opere di Verdi e nei romanzi di Dickens e Hugo
La voce-suono e il testo scritto

 

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