Spazio e Drammaturgia Urbana

Drammaturgie Urbane, spazio - un blog di Sonia ArientaLuoghi della città e altri spazi abitati o abitabili.

La Drammaturgia Urbana che ho in mente è legata in modo indissolubile, allo spazio, vero protagonista dei progetti. Uno spazio  ben lontano dall’essere concepito come complemento d’arredo, sfondo, contenitore, attrezzo scenico, oggetto da contemplare, o da ammirare. Penso, invece, a uno spazio complesso, in cui avvengono situazioni, interazioni, relazioni; a uno spazio dinamico, attivo,  frequentato, percorso, agito, attraversato, esplorato, abitato dagli esseri viventi, con le loro storie, le loro caratteristiche e necessità.

Uno spazio dove parte delle relazioni, dei fatti che avvengono, degli elementi che li definiscono possono celarsi, o sfuggire agli occhi della maggior parte delle persone, sia in termini visivi, sia sul piano immateriale e concettuale.

Si possono scoprire segreti anche negli angoli osservati tutti i giorni, nelle dimensioni abituali e accorgersi di nuovi modi di interagire con ciò che ci circonda, o di guardare in modo nuovo ai rapporti con “l’altro”. Dove “l’altro” non è necessariamente un umano, ma un qualunque altro animale, o un vegetale. E’ infatti importante sottolineare il reciproco rispetto e la pari dignità assicurata a tutti gli esseri che agiscono e vivono intorno a noi.

I lavori che propongo sollecitano gli abitanti a scoprire punti di vista inediti, a capovolgere i punti di osservazione abituali dei luoghi che frequentano nella quotidianità. Scombinare le carte aiuta a superare la diffidenza verso il diverso, o il timore dell’inatteso. Permette di accorgersi delle contraddizioni, dei conflitti della società in cui viviamo e di dare un piccolo contributo personale a un cambiamento diretto a una maggiore capacità critica. Un’azione pedagogica, di acquisizione di consapevolezza interiore.

Lo spazio è quindi uno dei protagonisti, in molti casi la guest star dei nostri progetti di drammaturgia urbana. Uno spazio vivo, agito, percorso, frequentato o abbadonato, antimonumentale (nel senso che desideriamo evitare i “luoghi comuni” nel senso letterale del termine), dimenticato, trascurato, violato. In ogni caso di forte significato: per il valore delle relazioni che accoglie, per il contesto sociale al quale è legato, per l’impatto emozionale ed estetico.

I luoghi-cartolina sono i più esposti alla mercificazione e a una paradossale svalutazione-banalizzazione. Nel momento in cui diventano oggetto del desiderio collettivo sono spogliati della loro essenza e trasformati in “luoghi comuni” e plastificati-patinati, non guardati, non osservati, ma “fotografati”, congelati. In sostanza uccisi nella loro più autentica dimensione. Non perché questi luoghi siano inadeguati, ma per assenza di consapevolezza, di capacità critica di chi li fruisce e li “guarda” senza vederli davvero.

Diventano prodotti da collezione, da inserire nella memoria di uno smartphone, e da condividere come “prede” personali su uno o più social. In sostanza, vengono ridotti a prodotti usa e getta, sostituiti dalla ricerca di un altro loro simile da sottoporre allo stesso destino, in un’infinita devastazione/annichilimento di luoghi di per sé bellissimi.

Venezia, Firenze, le Maldive, le Seychelles, le Dolomiti o i castelli della Loira sono fortemente esposti a diventare luoghi “finti”, sfondi teatrali in milioni di scatti privati.

Il paesaggio in questi casi, nonostante il rivestimento ipertecnologico, è degradato a un polveroso, vecchio concetto di scenografia di serie b, identificabile con quinte e fondali dipinti a “simulazione di”, stucchi, resine (cartapesta no, ormai) che fingono di essere altro a “basso costo”. Una situazione che questi luoghi non meritano.

Ognuno può dare un contributo personale per evitare che ciò accada. Le strade sono molteplici, le responsabilità e le scelte individuali, collettive, istituzionali.

Da parte nostra abbiamo deciso di lavorare per accrescere/favorire, esplorare la consapevolezza nostra e altrui dello spazio e del territorio, dei luoghi, dei paesaggi che ci circondano, della loro bellezza e della necessità di guardare con occhi sempre nuovi anche ciò che vediamo ogni giorno, o che è a poca distanza da noi. Un’esplorazione da effettuare anche e soprattutto a chilometro zero.

Lo spazio che viene immediatamente evocato attraverso il nome stesso di Drammaturgia Urbana rimanda in primo luogo all’ambiente cittadino e metropolitano. Tuttavia, il nostro interesse è diretto anche verso altre macrocategorie di luoghi. In generale il percorso della ricerca riguarda:

  • Lo spazio urbano delle metropoli e delle città.
  • Lo spazio delle cittadine di provincia e dei borghi.
  • Lo spazio rurale.
  • Lo spazio naturale disabitato dall’homo sapiens, ma accessibile/frequentabile da una parte più o meno piccola di rappresentanti di tale specie, invasiva e sovente molto dannosa per l’ambiente.

Drammaturgie Urbane, un blog di Sonia Arienta, Milano

CITTA’ E METROPOLI

Per quanto riguarda la dimensione complessa del tessuto di una grande città (la nostra attenzione è al  momento rivolta a Milano, città metropolitana) desideriamo esplorare le relazioni fra i cittadini e alcuni luoghi, scelti per tratti specifici e, al contempo, osservare lo spazio urbano nella sua globalità.

In questa fase si esplorano spazi con caratteristiche “drammatiche”, conflittuali, dialettiche, fluttuanti, instabili, indefinite, incerte, più che luoghi manifestamente teatrali (o metateatrali). Siamo interessati a evidenziare il valore sociale e relazionale, oltre che quello estetico del paesaggio.

Al centro dell’interesse sono luoghi di relazioni vere, vive, o, al contrario, luoghi desolati-abbandonati, sotto-stimati, dimenticati. Spazi dove le relazioni e i contatti sono molteplici, molto “instabili”. Vie, marciapiedi, incroci, semafori, luoghi di collegamento fra due zone separate (i ponti), o di stazionamento prima di un “viaggio” (le fermate dei mezzi pubblici).

Le piazze, specie quelle più centrali, nodi e luoghi simbolo della città, hanno una veste “ufficiale” che può essere studiata da una prospettiva “di scorcio”.  Per esempio si possono esplorare gli avvenimenti “segreti”-nascosti che avvengono, così da mettere in rilievo le contraddizioni fra la funzione d’uso abituale di uno spazio pubblico e quelle attuate dai cittadini. Spazi pubblici e azioni private come si intrecciano? Come sono interpretate le funzioni originali di uno spazio da chi lo usa?

Parchi e giardini… spazio della riflessione, della autorigenerazione, o territorio di osservazione della convivenza fra le specie, in una condizione mediata e addomesticata, protetta, evocazione della dimensione originaria della natura selvaggia…aree verdi pubbliche ufficiali e aree verdi clandestine…

Parti comuni di abitazioni (androni) o esposte al pubblico (balconi), luoghi e locali pubblici possono ugualmente offrire ambienti di ricerca, in quanto accolgono densità di passaggio, esposizione/visibilità, sostituti domestici, o cittadini di spazi “teatrali”, luoghi da usare come punti di osservazione.

Dualismo centro-periferia. I lavori di Drammaturgia Urbana puntano a coinvolgere le diverse zone della città e a trasmettere l’idea che tutte sono “aree di esplorazione”, “teatri a cielo aperto”, “palcoscenici diffusi” con i quali entrare in comunicazione.

Alcuni progetti possono coinvolgere gli abitanti dell’intera città, se partecipano alle iniziative di mappatura di aree sparse su tutto il territorio urbano (Aiuole Clandestine-A clan), perché possono essere osservati in zone diverse (cfr Semafori). Sia perchè, infine, le periferie offrono spazi non scontati di osservazione, di conoscenza, nuove dimensioni da esplorare.

Occorre invertire il desiderio di visitare solo il centro come luogo rappresentativo di una città, in quanto spazio monumentale, qualificato, prestigioso, in virtù della presenza di testimonianze architettoniche di pregio e dalla presenza di negozi in cui si vendono articoli di lusso, o popolari.

La fruizione meramente “estetica” ed edonistica della città modellata, vista, suggerita dalla classe dirigente, dalle multinazionali, dagli investitori immobiliari, intrecciata e propagata a tutti gli altri strati sociali rafforza il consumo e l’impoverimento di senso degli spazi urbani.

Ridotti a luoghi del desiderio da visitare-fotografare, con un microturismo mordi e fuggi, con la formazione di “orde” più che di onde e flussi di persone, dirette negli stessi posti, alla stessa ora, negli stessi giorni per impadronirsi almeno virtualmente, di luoghi “inaccessibili” (dati i prezzi delle case) con uno scatto-testimonianza e con un acquisto cheap.

Nel nostro piccolo vorremmo proprio invertire la rotta e inviare il messaggio che la conoscenza approfondita di una città passa dal e porta al rispetto, all’interesse per tutte le sue zone. Avviene attraverso l’esplorazione , l’azione ricognitiva degli spazi periferici, di quelli intermedi, ai quattro punti cardinali.

Una consapevole appropriazione e riappropriazione della città, dell’appartenenza a un contesto metropolitano può essere anche ottenuta attraverso progetti di drammaturgia urbana che coinvolgano i cittadini delle diverse zone, contemporaneamente: gli abitanti del centro, delle zone intermedie e della periferia. Ognuno di loro ha così la possibilità di entrare in contatto con tutte le realtà.

La riduzione degli spazi, del numero di abitanti in una città di provincia, sia pur capoluogo, o a maggior ragione, nei centri minori, ma vitali per lo sviluppo del territorio, pongono altre questioni nella ricerca di  situazioni adatte e interessanti nell’ambito della Drammaturgia Urbana, ancora applicabile pur in un contesto “ridotto” sul piano della densità abitativa.

Alcuni nodi individuati nel contesto urbano medio-grande possono essere “esportati” anche a quello medio-piccolo, con opportuni ri-pensamenti, sia in relazione alle dimensioni dei luoghi, sia al numero degli abitanti e delle loro caratteristiche. Inoltre è interessante impotizzare e pensare a come possano cambiare le criticità nella progettazione, rispetto per esempio alle diffidenze, ai timori, nella partecipazione degli abitanti rispetto a una grande città.

In molte cittadine di provincia (anche capoluoghi) occorre controllare le spinte campanilistiche, l’eccesso di “territorialità” degli abitanti, accrescere la stima per il luogo stesso, diminuire il senso di “inferiorità” rispetto alla grande città (sovente travestito da arroganza autarchica), sfruttare al meglio lo spazio circoscritto per instaurare più facilmente rapporti con gli abitanti da coinvolgere nei progetti.

Si possono rilevare eventuali difficoltà se gli abitanti ricevono pochi stimoli sul piano dell’innovazione culturale, intellettuale per pigrizia, scarsa lungimiranza delle istituzioni locali, dell’informazione pubblica, per l’inerzia e l’appiattimento generato dai mass media, più influenti in contesti dove mancano un grado di istruzione elevato, indipendenza di pensiero, consapevolezza critica.

Progetti di drammaturgia urbana in queste situazioni sono difficili da condurre, ma possono offrire anche soddisfazioni, poiché si possono rompere, o scalfire diffidenze, pregiudizi, atteggiamenti di prevenzioni per il “diverso”, l'”insolito”, il nuovo, o semplicemente il “mai visto” individuale.

Drammaturgie Urbane, un blog di Sonia Arienta, MilanoDrammaturgia rurale e montana

L’esplorazione dei diversi spazi antropizzati ci potrà condurre anche fuori dalla dimensione urbana. I luoghi dove le condizioni di abitabilità diventano più difficili possono diventare sede di progetti di drammaturgia rurale o montana. Ancora non l’abbiamo attuato, ma ci sono forti intenzioni a farlo…

Il termine Drammaturgia Urbana diventa inadeguato e in tal caso andrebbe sostituito con quello di Drammaturgia rurale o montana, a seconda del contesto.

Ci si confronta con uno spazio sovente di alta qualità estetica, ma “deprezzato”, con ampie aree abitative abbandonate, affiancati da luoghi di incontro, dentro e fuori al villaggio (fontane, abbeveratoio, crocicchi con segnavia, cappelle) e una forte presenza delle altre specie animali, dal bestiame alla fauna selvatica.

La riduzione delle dimensioni e della densità abitativa assicura un protagonismo sempre più assoluto all’ambiente, vero, autentico centro dell’attenzione.

Drammaturgie Urbane, un blog di Sonia Arienta, Milano

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