Don Giovanni (1787) di Mozart e Da Ponte, opera dialettica al confine tra Ancien Régime e modernità, grazie al suo ruolo di prodotto artistico dalla fama eccellente e di mito elaborato in tempi e culture diversi (quello del libertino punito), offre un caso interessante per osservare le operazioni di appropriazione culturale, le censure manifeste e latenti attuate durante la sua messa in scena, nel corso della sua lunga vita sui palcoscenici internazionali.
Queste situazioni, sovente, sfuggono al pubblico del passato e a quello contemporaneo. Per questo, desidero richiamare l’attenzione sul viaggio avventuroso compiuto da quest’opera mozartiana sui palcoscenici francesi, inglesi e italiani nel corso dell’Ottocento.
Tale percorso mostra come avvengono le alterazioni di senso apportate al testo, nel suo insieme di libretto e partitura e, in alcuni casi, quanto possano essere riconoscibili ancora oggi.
Nella cultura europea Don Giovanni rappresenta un capolavoro universalmente riconosciuto a priori, in quanto parte del catalogo mozartiano. Tuttavia, si tratta di un prodotto legato a un contesto illuminista, dimensione dichiaratamente censurata, oggetto di sospetti e distacco da parte della borghesia liberale, conservatrice, emersa dal Congresso di Vienna e più tardi, nella seconda parte del secolo, tesa a reprimere le ideologie socialiste.
Le differenti esigenze politiche e sociali di Francia, Inghilterra e Italia costituiscono un quadro di riferimento utile ad aprire un confronto sulle modalità d’approccio tra culture diverse e prodotti artistici.
L’accoglienza all’estero di un’Opera straniera offre l’oppurtunità alle istituzioni del Paese ospite, di sottoporla a un processo di appropriazione da parte della cultura nazionale, di esercitare su di essa un controllo che la adegui alle proprie esigenze attravero filtri che la elaborino, ancora prima di restituirla alla fruizione del pubblico.
Al centro dell’indagine saranno quindi le traduzioni, gli arrangiamenti, le parodie francesi e inglesi, il testo originale per le scene italiane. Le domande che ci si pone sono: come avviene il processo di adattamento?
Che cosa comporta per l’opera e i personaggi?
Quali sono le figure che si incaricano di apportare le modifiche? Da quali ideologie sono mosse?
Da quali gruppi di potere dipendono e sono collegati?
Il mio libro Don Giovanni. Manipolazioni di un testo nell’Europa della Restaurazione prova a rispondere a questi quesiti e a formularne altri, mostra quali sono i processi di censura esplicita e implicita, cosciente e inconsapevole ai quali è sottoposta un’opera “scomoda” per la società ottocentesca (e non solo), per quanto “idolatrata” nel corso del XIX secolo.