Aiuole Clandestine on stage – Il Raccolto (III)

“I micropaesaggi su cui Sonia Arienta appunta l’attenzione sono microcosmi spontanei racchiusi negli angusti perimetri circolari dei fori per i pali delle affissioni urbane; sono prove di convivenza e di indipendenza, giacimenti di biodiversità che si offrono a chi li voglia vedere tra le superfici di asfalto e di cemento.

Presenti in ogni angolo della città, densi, complessi, spesso variegati nella loro composizione malgrado la scala minima, essi non hanno nulla dell’assertività dei giardini artificiosamente prodotti. Sul loro destino non ci può essere certezza; la loro sopravvivenza è a tempo. Ma il loro continuo riproporsi dimostra che la natura è forza, capacità di rinnovarsi, energia non assoggettabile.

Con questo lavoro, che coniuga pratica, osservazione e studio, Arienta li adotta emotivamente, li monitora, li fotografa e così, senza interferire, li sottrae all’indifferenza.”

Gabi Scardi

Sonia Arienta: Aiuole Clandestine (A-CLAN), raccolta foto richieste ai cittadini. Foto di Roberta Savelli, Milano, aprile 2021, zona corso Como
Aiuole Clandestine (A-CLAN), call fotografica ai cittadini. Foto di Roberta Savelli, Milano, aprile 2021, zona corso Como

Pensieri, fotografie, installazioni, interazioni fra cittadini e autrice, momenti di ascolto e di dialogo. Aiuole Clandestine (A-CLAN) in questi ultimi mesi mi ha dato la possibilità di osservare e fare osservare l’esistenza delle piccole creature VERDI, non marziane, autoinstallate sul marciapiedi in uno spazio minuscolo,  delimitato, geometrico, libere di esprimersi finché qualche umano decide di cancellarle…

Ad aver colpito la mia attenzione sono la potenzialità degli interventi umani sul destino di questi organismi, la varietà delle loro forme, il loro rigoglìo nonostante tutto, più che l’osservazione del loro ciclo di vita naturale. Mi sono chiesta sovente come avrebbero potuto reagire le persone di fronte a questo progetto che, mi rendo conto, si incentra su un soggetto piuttosto atipico, propone di osservare una realtà più che secondaria, almeno in apparenza.

Al di fuori degli addetti ai lavori (botanici, funzionari del verde, architetti paesaggisti, giardinieri), chi si occupa non tanto di “erbacce” in genere, ma di una specifica condizione/situazione in cui vivono le medesime (ovvero nelle basi dei pali stradali rimossi)? Eppure mi sembrava interessante richiamare l’attenzione delle persone, soprattutto di quelle che vivono in città, sulla varietà e sulla bellezza (sì, proprio sulla bellezza) di creature ignorate dai più, silenziose, seminascoste nella molteplicità degli stimoli dell’ambiente urbano.

Ho pensato a un progetto dove le forme rigogliose di questi personaggi verdi avessero un ruolo centrale, al contempo desideravo molto capire quali pensieri riservassero loro le persone. Sono arrivata per gradi ad alcune considerazioni. Innanzitutto, l’attenzione per il fattore estetico tende a far passare in secondo piano l’importanza di fotografare queste creature verdi quando non sono “fotogeniche”, non si presentano “bene”.  E’ così emersa una problematica importante da condividere insieme ad altre e suggerisce alcune domande.

  • Quanto è importante la fotogenicità per attirare la nostra attenzione su un aspetto della vita naturale (e non solo)? Evidentemente molta. L’impatto visivo ci spinge verso immagini “gradevoli”, belle, interessanti. Ma che cosa succede se i personaggi verdi (o le persone) sono sorprese nei loro momenti “no” sul piano della bellezza?

Se in un primo tempo selezionavo solo le aiuole floride, lucenti, rigogliose, successivamente le ho fotografate anche nel periodo in cui erano mezze secche, spente, sofferenti. Analogamente, mentre all’inizio quando vedevo un’Aiuola Clandestina infestata di mozziconi, li toglievo, in seguito la fotografavo così com’era, testimonianza dei comportamenti umani. In alcuni casi infatti le Aiuole Clandestine sembrano dei posacenere verdi…

  •  Un altro problema che mi sono posta, strettamente legato alla “fotogenicità”, è quello se sia lecito o meno garantire alle erbe spontanee rigoglio, sopravvivenza, condizioni migliori, o quanto meno ottimali. In altri termini, mi sono chiesta se fosse giusto, o meno, aiutare, per esempio con un intervento idrico d’emergenza, le erbe spontanee alloggiate nei tubi infissi nel marciapiede cittadino.

Questo l’ho pensato nei mesi di maggio e giugno, mentre guardavo le rapide trasformazioni dell’aiuola clandestina di piazza Resistenza Partigiana, causata dalla siccità e dal passaggio inedito delle persone, causa temporaneo trasferimento dei tavolini di un bar proprio nei suoi pressi. Alla fine ho pensato che fosse meglio lasciar fare la natura, anche se a questo punto possono aprirsi molte, molte questioni complesse. Ne elenco qualcuna:

a) Perché mi sembra lecito non intervenire nella vita e nella sopravvivenza di un vegetale?

b) Perché in presenza di un animale selvatico in difficoltà si interviene di solito e tendiamo a “non lasciar fare alla natura” (a meno che non si tratti di un animale che si procura il suo pasto)?

c) Perché non “lasciamo fare alla natura” nei confronti degli umani? Perché per i vegetali questa regola non vale? Perché decidiamo quali specie salvare in nome di una presunta superiorità dell’homo sapiens, o più in generale secondo una gerarchia basata “sull’intelligenza” e sullo stadio evolutivo? Tutto questo in sostanza invita a riflettere sui diritti che troppo spesso si arrogano gli umani nei confronti degli altri esseri viventi. Non solo. Implica anche riflettere sul rapporto che abbiamo con la morte, una parola che pare faccia particolare paura, oggi più di ieri e sul concetto di “controllo” (o illusione del medesimo).

Sonia Arienta: Aiuole Clandestine (A-CLAN), raccolta foto richieste ai cittadini. Foto di Maria Antonietta Potenza
Aiuole Clandestine (A-CLAN), call fotografica. Foto di Maria Antonietta Potenza, Modica, giugno 2021

Un altro aspetto che mi propongo di esplorare in Aiuole Clandestine è la disposizione delle persone nei confronti del verde spontaneo in città, della biodiversità.

Ho così riservato un paio di domande da distribuire ai partecipanti-visitatori, sotto forma di un biglietto-questionario formulato in questi termini:

1) Se un’aiuola clandestina ha carenza d’acqua bisogna:

a) Innaffiarla                                                                   b) Lasciar fare alla natura

 

2) Meglio:

a) Un marciapiede asfaltato             b) Un  marciapiede con Aiuole Clandestine

Le persone si sono trovate a dover prendere una posizione sia circa l’opportunità o meno di “lasciar fare alla natura” e di fare i conti con i propri eventuali sensi di colpa, o con le proprie certezze in materia, sia di esprimere le loro preferenze circa la presenza di personaggi verdi clandestini alloggiati qui e là sui marciapiedi cittadini.

Gli umani mentre camminano sul marciapiede sono contenti di condividere il proprio spazio con queste creature? Vorrebbero annaffiare le piante spontanee? Si sentono in qualche modo “responsabili” della loro sopravvivenza, o meno pensano sia “doveroso” intervenire?

Credo sia poco rilevante riportare quantitativamente quale corposità abbiano assunto le risposte sul piano statistico, anche perché il campione di persone impiegato era in sé troppo ben disposto verso le “erbacce”, in quanto era composto da partecipanti che avevano già deciso di entrare a visitare una mostra incentrata proprio su creature verdi neglette.

Il fattore importante da sottolineare è piuttosto quello di aver sollecitato le persone a farsi queste domande. In alcuni casi, infatti, i partecipanti hanno mostrato la mia stessa incertezza sulla soluzione da prendere. La scelta è difficile, inoltre penso non ci sia una risposta “giusta”, o sbagliata in assoluto.

Proprio questa incertezza è l’elemento su cui riflettere in prospettiva, parte di una situazione  complessa che mette al centro il rapporto fra gli umani, gli altri esseri viventi e la natura in generale.

IL RACCOLTO – RACCONTO COLLETTIVO

Una parte centrale del lavoro, come abbiamo visto nei due articoli precedenti, è stato il “raccolto”, ovvero il “racconto” collettivo al quale hanno collaborato tutti i singoli partecipanti ad Aiuole Clandestine disponibili a lasciare il loro pensiero, sotto forma di frase, di parola, o di parole in risposta alla mia domanda:

“Che cosa vi viene in mente nel guardare questi Personaggi Verdi?”

L’insieme dei commenti scritti sulle strisce di carta compilate mette in luce diverse problematiche, a differenti livelli, attraverso brevi flash, intuizioni, lampi, fra i principali, evidenziamo:

  • La sorpresa di un incontro inaspettato. La maggior parte dei commenti in qualche modo mette in evidenza l’idea di una nuova scoperta e lo stupore di fronte alla varietà, alla “bellezza” delle  “aiuole clandestine”.
  • la necessità di prestare attenzione a dettagli in apparenza irrilevanti, a creature dimenticate. Da questo punto di vista come autrice sono molto soddisfatta in quanto sono riuscita nell’intento di sollecitare appunto le persone ad adottare un punto di vista diverso per osservare la realtà.
  • la proiezione dello stato interiore di alcune persone su quello delle piante. In questo caso emergono commenti relativi alla “solitudine”, alla “tristezza”, al “disagio” attribuita alle “erbacce”, in realtà probabile  specchio in cui si riflette la sofferenza privata.
  • il fascino della convivenza fra forza e fragilità delle aiuole clandestine
  • l’ammirazione per la resilienza individuata e riconosciuta alle erbe spontanee autoinstallate nei tubi di metallo rimasti infissi nei marciapiedi, la vitalità e in generale la capacità di lottare per la propria esistenza.
  • la riprovazione per i comportamenti “incivili” dei passanti, in riferimento alla presenza di mozziconi nella sede in cui alloggiano le creature verdi.

Molte persone si sono impegnate a lasciare frasi più o meno complesse, profonde, ironiche, stimolanti,  altre hanno preferito vedere aspetti più scientifici, altri hanno lasciato trasparire in modo evidente aspetti della loro personalità, del momento di difficoltà che probabilmente stanno vivendo.

Sonia Arienta: Aiuole Clandestine (A-CLAN), raccolta foto richieste ai cittadini. Foto di Maria Antonietta Potenza
Aiuole Clandestine (A-CLAN), call fotografica. Foto di Maria Antonietta Potenza, Roma, giugno 2021

Fra i partecipanti all’iniziativa di drammaturgia urbana, ci sono stati alcuni bambini, anche molto piccoli. Segnalo due situazioni che mi hanno colpita in quanto manifestazione di due atteggiamenti contrapposti. Una bambina che ancora non sapeva scrivere, alla richiesta di disegnare ciò che le veniva in mente nel guardare le foto, mi ha presentato…

UN’AUTOMOBILE….soggetto verso il quale aveva una particolare attrazione, ha espresso con insistenza la volontà di raffigurarla….Si tratta di un’associazione di idee per contrasto che ha tutta l’aria di uno sberleffo, di una vera e propria provocazione!!…

Un’altra bambina, invece, è stata turbata dalla presenza dei mozziconi. La sua attenzione, come è capitato anche in alcuni adulti, è stata attratta dalla situazione di “disordine”, di “sporcizia” in cui vivono le piante spontanee e dalla maleducazione, dall’assenza di rispetto nei loro confronti mostrata dagli umani, più che dalla varietà delle situazioni e delle forme.

In sostanza ha adottato uno sguardo “adulto”, responsabile, focalizzato sugli elementi di disturbo presenti in un contesto naturale “contaminato” dalla presenza di corpi estranei, invadenti.

La domanda di base rivolta a ciascun partecipante riguardava i personaggi verdi, protagonisti di Aiuole Clandestine, alcune persone hanno tuttavia lasciato un commento sul progetto e mi sembra giusto condividere i loro scritti e porli a conclusione del Raccolto, ovvero del Racconto collettivo. Grazie a tutti coloro che hanno dato il loro importantissimo contributo!

  • E’ un’idea nuova ma la trovo triste (anonima)
  • Che bella trovata! (illeggibile)
  • Sono Milena e sono contentissima dell’esistenza di persone come te
  • Interessante e curiosa, complimenti! (Marco)
  • Grazie dell’iniziativa per amare quello che resta della natura che riusciamo a vedere nelle città. Grazie ancora! (Adalisia)
  • UN PROGETTO INTERESSANTISSIMO E BELLO PERCHE’ E’ UNA COSA A CUI NON PENSAVA NESSUNO. LA BELLEZZA DELLE COSE VULNERABILI. (Greta)
  • HO SCOPERTO UNA COSA NUOVA (Roberto)
  • MOLTO INTERESSANTE PIANTE CHE NON CONOSCEVO (Enza)
  • Molto interessante non lo avrei mai pensato (Teresa)
  • CHE OCCHIO (Ivana)
  • PROGETTO BELLISSIMO (Anita)
  • Bel modo di far conoscere le piante (Gaia)
  • INNOVATIVO (firma illeggibile)
  • E’ UN’OTTIMA INIZIATIVA AIUTA AL RISPETTO DELLA NATURA (Gianni)
  • Una poetica iniziativa!! (Tiziana)
  • INTERESSANTE (anonimo)
  • Rilassante e curioso (Ilaria o Polaria)
  • INCREDIBILE (Adelma? Adelina?)
  • ISTRUTTIVO, CURIOSO, DELICATO (Janter)
  • Finalmente ho incontrato una persona che come me ama la Natura come tale va rispettata e anche non calpestata la vegetazione che nasce spontanea. Grazie per ciò che fate. (Anna)
  • Impressive and ethic (anonimo)
  • Insolito (Rossana)
  • Interessante (Valeria)
  • Sorpreso molto positivamente per la interessante esposizione fotografica e per la creatività e l’idea avuta e perseguita. Brava per aver seguito la vita dei personaggi verdi e anche registrata la loro scomparsa: é una visione evoluta e ormai consolidata anche scientificamente della vita vegetale, con capacità percettive, ma senza la libertà che contraddistingue invece l’Umano.
    Giusto e rispettoso per una conoscenza scientifica l’accoppiamento alle foto della definizione botanica.
    La tua iniziativa ha sviluppato in me una nuova conoscenza e attenzione alle manifestazioni vitali a cui non avevo mai pensato esistere o meglio vederle ma senza attenzione e rispetto. Grazie(Nicolò)
  • Curioso (Gaia)
  • Bello! (Giorgio)
  • STRANO (Liuba)
  • Incredibilmente geniale (Mattia)
  • AFFASCINANTE E CURIOSO (Luca)
  • The herbs. Wherever theygrown, ar helping us al. This i salso a thoughtfull art project (anonimo)
  • Delicato e Potente (Ornella)

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